Con una mossa che si attendeva da tempo, almeno da quando il presidente cinese Xi Jinping nel 2019 ha compiuto una visita a sorpresa nello stabilimento della Jl Mag Rare Earth Co. Ltd, azienda leader nel settore dell’estrazione e produzione di Terre Rare, la Repubblica Popolare Cinese (Rpc) giovedì scorso ha imposto nuove regole che stabiliscono l'obbligatorietà dell'ottenimento di licenze statali per l'esportazione di tecnologie utilizzate nell'estrazione e nella lavorazione delle Terre Rare, nonché per la produzione di magneti, che possono essere utilizzati nelle tecnologie militari.
Fondamentalmente, qualsiasi azienda straniera che voglia utilizzare Terre Rare estratte o anche solo raffinate nella Repubblica Popolare, o lavorate con tecnologie cinesi al di fuori della Rpc, dovrà ottenere una licenza, secondo il ministero del Commercio cinese.
Cerchiamo di capire l'impatto di questo provvedimento. La Rpc, da sola, detiene sostanzialmente il monopolio della produzione delle Terre Rare, elementi fondamentali per l'alta tecnologia moderna (dai radar ai trasformatori passando per catalizzatori), con il 90% del totale globale della raffinazione e circa il 69% (media tra Terre Rare pesanti e leggere) della produzione, ovvero dell'estrazione.
Nel 2019, durante il primo mandato del presidente Donald Trump, gli Stati Uniti avevano stabilito il blocco – durato solo 90 giorni - delle licenze del sistema operativo per telefonia mobile Android alla compagnia cinese Huawei, e la visita del presidente Xi allo stabilimento Jl Mag era stata da tutti indicata come un chiaro segnale di una volontà di utilizzare questo monopolio come arma di rappresaglia.
Quest'anno, dopo l'imposizione dei “super dazi” alla Rpc da parte Usa, Pechino aveva imposto restrizioni pesanti all'esportazione di sette metalli rari (samario, gadolinio, terbio, disprosio, lutezio, scandio, ittrio), e anche questa volta, dopo 90 giorni, la “crisi” delle Terre Rare è rientrata una volta che Washington ha sospeso i dazi aggiuntivi.
Gli Stati Uniti – seguiti a ruota dell'Unione Europea – in questi anni hanno cercato di staccarsi da questo monopolio con diversi provvedimenti, emessi durante l'amministrazione Biden, e in effetti la quota di mercato cinese è scesa dal 97% del 2019 al 90% attuale, ma la strada verso il disaccoppiamento per quanto riguarda le Terre Rare è ancora lunga e in salita, ammesso che sia davvero percorribile: la geologia non segue le leggi della geopolitica, ma è più vero il contrario quando si parla di risorse minerarie.
La recente decisione cinese ha mandato il presidente Trump su tutte le furie: il tycoon, dal social Truth, è arrivato ad affermare che Pechino “è diventata ostile” spendendo lettere “in tutto il mondo per imporre il controllo delle esportazioni su ogni elemento di produzione delle Terre Rare” e che si è sentito tradito dal comportamento immotivato cinese. Trump ha anche affermato che avrebbe dovuto incontrare Xi in Corea del Sud tra due settimane, e che ora non c'è alcuna ragione per farlo. Come ritorsione, Trump ha paventato ancora una volta “super dazi” del 100% sulle merci cinesi.
Due giorni fa, il presidente Usa ha fatto un ennesimo dietro-front affermando, sempre da Truth, che “il presidente Xi ha solo avuto un brutto momento” e che gli Usa “vogliono aiutare la Cina, non ferirla”.
Questo braccio di ferro sulle Terre Rare cominciato all'inizio dell'anno non ha lasciato l'Europa indifferente, e dall'Olanda arriva una notizia confortante: il governo olandese ha assunto il controllo del produttore di semiconduttori di proprietà cinese Nexperia, mettendo in guardia sui rischi per la sicurezza economica europea dopo aver denunciato “gravi carenze di governance” all'interno dell'azienda. L'Olanda, sostanzialmente, ha utilizzato uno strumento statale di protezione su beni critici che ha scatenato le reazioni scomposte di alcuni analisti – un po' troppo di parte – e le critiche di Pechino, che riferisce il non rispetto dei principi del libero mercato. Ironicamente gli stessi principi che vengono ignorati nella Rpc come si evince dal recente provvedimento sulle Terre Rare.
La questione però non riguarda le Terre Rare in sé, ma una problematica molto più grande: il braccio di ferro tra Usa e Rpc ha come motivo di scontro Taiwan e la sovranità cinese sui mari che la circondano (il Mar Cinese Meridionale in particolare). Washington non sta cedendo sull'isola che Pechino vorrebbe annettere – anche con la forza – entro il centenario della fondazione della Repubblica Popolare, anzi, sta lentamente aumentando la sua presenza e mandando segnali molto importanti di sostegno alla causa taiwanese. Sul fronte marittimo, gli Stati Uniti stanno sostenendo le Filippine nella contesa territoriale che le vede opporsi alle rivendicazioni espansionistiche cinesi, e Manila ha avviato una nuova stagione di collaborazione politico/militare con Washington che ha visto l'apertura di nuove basi Usa nell'arcipelago.